Mercy Street by Jennifer Haigh

Mercy Street by Jennifer Haigh

autore:Jennifer Haigh [Haigh, Jennifer]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2022-09-11T22:00:00+00:00


10.

Gesù Cristo, non un’altra tempesta!

Erano state cinque in altrettante settimane. Era come vivere in tempo di guerra. Le allerte meteo venivano aggiornate due volte all’ora. I servizi pubblici inviavano avvisi severi via SMS: Prepararsi a una tempesta è una responsabilità civica. I senzatetto sono invitati a cercare rifugio al coperto.

Nei quartieri si intensificavano le guerre per il parcheggio. Gli spazi venivano occupati con sedie da giardino, bidoni della spazzatura. Divani e poltrone erano trascinati in strada. I lavoratori si davano malati per evitare di guidare. Valeva la pena di bruciarsi un giorno di vacanza pur di tenersi stretto un posto per l’auto.

Gli SMS arrivavano come precipitazioni, un misto di neve, pioggia gelata e grandine. I proprietari di casa sono responsabili della pulizia dei marciapiedi.

Il ghiaccio che si formava sui tetti era un problema serio, una cosa di cui si parlava.

Cinque tempeste in cinque settimane. È giusto dire che Boston prese la faccenda sul personale. Boston incolpava El Niño o La Niña, il riscaldamento globale e i combustibili fossili, la corruzione nel palazzo del governo, la geografia maledetta della città. Boston incolpava i New York Yankees, così, tanto per. Biancheria pesante, maglione di lana, piumino, passamontagna. Bostoniani stipati nei vagoni dei treni, fradici di sudore e indignazione. Boston, che non è una città tanto allegra nemmeno nei suoi giorni migliori, si sentiva in difficoltà. Il risentimento aleggiava nell’aria come un gas tossico. Liberate i condotti di ventilazione! Un condotto ostruito può causare un avvelenamento da monossido di carbonio. Il risentimento era viscerale, una risposta fisiologica a fenomeni noti – bulbo bagnato, punto di rugiada, pressione barometrica – e ad altri non ancora identificati.

Nel frattempo il resto della vita continuava a svolgersi come sempre. Claudia lavorava troppo e dormiva troppo poco. Prendeva appuntamenti (taglio di capelli, dentista, mammografia); faceva la doccia e il bucato. Spalava il marciapiede e lo spolverava di sale grosso, leggeva il giornale e mangiava toast. A fine settimana alterni andava a casa di Stuart, ad Andover, per mangiare bistecche e scopare. Di tanto in tanto guardavano anche un film. Una o due volte alla settimana la sua auto veniva seppellita dal passaggio dello spazzaneve. Una o due volte alla settimana, lei la liberava. Tutto questo richiedeva tempo.

Al lavoro, la linea d’emergenza continuava a squillare. I preservativi si rompevano, gli ovuli venivano fecondati, le mestruazioni arrivavano o non arrivavano. I sintomi si manifestavano, peggioravano, richiedevano attenzione. Il corpo, indifferente al clima, avanzava le sue richieste.

Ogni mattina, a Mercy Street, si riunivano i manifestanti. Puffy snocciolava il suo rosario: era un uomo gentile, di buone intenzioni. Portava la fede nuziale. Claudia lo immaginava sposato da tempo, forse vedovo, un pensionato che viveva in solitudine desideroso di fare del bene. Parlava con gentilezza alle giovani donne che incontrava in clinica, senza capire che la maggior parte di loro non era incinta.

Un corpo femminile è molto impegnativo. Puffy, che non ne possedeva uno, forse non ne era consapevole. Le donne vanno dal medico in continuazione, solo perché tutto funzioni al meglio. Ogni



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